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A Roma, in contemporanea con Brighton e New York, si accendono i riflettori sul Disability Pride. L’organizzazione, che porta il nome dell’iniziativa stessa, si propone di promuovere l’uguaglianza e l’inclusione sociale di tutti i cittadini, oltre ogni barriera architettonica, pregiudizio o disabilità. Essere persone tra le altre persone, e come tali godere degli stessi diritti e opportunità. Comprese quelle sportive. Mentre nelle vie del centro della Capitale vengono manifestate le istanze del Disability Pride, Moreno Paggi (presidente della S.S. Lazio Basket in carrozzina) ha fatto il punto della situazione riguardante lo sport nelle periferie, soffermandosi poi anche sul suo progetto che coinvolge proprio un gruppo di giovanissimi atleti paralimpici, gli Audaci Boys.
Quanto è importante e al tempo stesso difficile creare opportunità per tutti, nello sport?
“È fondamentale creare opportunità sportive per i ragazzi paralimpici, così piace definirci: sportivi paralimpici… Attraverso la mia esperienza personale posso dire che lo sport è fondamentale per imparare regole, perché lo sport ingegna regole e strategie finalizzate a un successo sportivo. Ma tutto ciò può essere riversato anche nella vita sociale, in qualcosa che ci piace o, perché no, anche in un lavoro. Lo sport aiuta molto a trovare la forza per farcela. A 19 anni ero un ragazzo, lavoravo tutto il giorno, la sera andavo a scuola di elettronica. Poi un incidente mi ha fermato, ma lo sport e il basket in carrozzina mi hanno dato la forza per inserirmi di nuovo nella vita sociale”.
Quanto c’è da fare in termini di strutture e risorse? Ci sono stati dei miglioramenti negli ultimi anni, in tal senso?
“Per quella che è la mia conoscenza sportiva, posso dire che molto parte dall’iniziativa privata. Purtroppo se non c’è la volontà di un gruppo di ragazzi, genitori e dirigenti, che mettono tempo e spesso risorse personali, non si fa nulla. È sempre la volontà di creare qualcosa di bello insieme con gli amici, l’intenzione di supportare e far partire un progetto sportivo. La nostra scelta si potrebbe prendere da esempio: cosa c’è nella periferia Roma Est per lo sport Paralimpico? Non molto, forse qualche ragazzo che ci abita e va a fare sport in qualche altra parte della città. Per questo motivo la nostra è una scommessa: quella di far partire il basket in carrozzina nella periferia romana”.
Com’è andata la stagione degli Audaci Boys? Che progetti avete per la prossima stagione?
“Questa è stata una stagione di formazione e di ricerca di atleti con grandi e piccole disabilità. All’inizio della stagione scorsa eravamo pochissimi, ora ci sono cinque atleti che potenzialmente posso fare il campionato, ma occorrono altri ragazzi che hanno voglia di provare e magari mettersi seduti anche solo per un allenamento o una partitella.
Stiamo cercando ragazzi che hanno voglia di provare il basket in carrozzina, anzi, colgo l’occasione per rinnovare il mio appello e invitare tutti a provare e a divertirsi con noi. Ci alleniamo a Torre Maura (all’Istituto Giovanni Falcone, via Pietro Olina 41, ndr). È un invito che rivolgiamo veramente a tutti, per regolamento possiamo avere in squadra anche un normodotato di massimo sedici anni”.