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Iniziò a giocare a basket all’età di 14 anni tra le file del Banco di Roma, arrivando a vestire anche la maglia della prima squadra. La sua carriera, però, venne stroncata dopo soli 4 anni. Un grave infortunio al ginocchio sembrò mettere la parola fine alla sua attività agonistica. Decise che non era arrivato ancora il momento di arrendersi e nel 1995 riabbracciò la sua vocazione con la maglia del Don Orione, ma questa volta il basket si giocava in carrozzina. Nel giro di due anni raggiunse altrettante finali scudetto, da quel momento in poi un crescendo. Giocando con il Sassari colleziona nel suo palmarès 6 scudetti, una coppa dei campioni, due coppe Italia e tre supercoppe. Nel 2002 si è laureato campione d’Europa e, prima di chiudere la carriera nel 2011, ha militato per quattro anni tra le file della Elecom Sport Roma. Questa a grandi linee è la storia di Sandro Cherubini, nuovo allenatore della S.S. Lazio basket in carrozzina, intervistato subito dopo la sua prima partita.

Coach, innanzitutto benvenuto, questo mese è stato chiamato ad entrare a far parte del settore tecnico della società. Quali sono le sue prime impressioni? Come sta vivendo questa nuova veste di allenatore?
E’ praticamente una settimana che mi sto “calando” in questo ruolo e ovviamente è troppo presto per fare un bilancio. Quello che posso dire però è che di solito, in tutte le cose che
faccio, nel lavoro come nel golf, mia seconda passione, persino nel fare le cose più semplici, ci metto sempre impegno, concentrazione e voglia di fare.

Siamo sicuri che sarà così! Una prima esperienza non semplice, la squadra sta attraversando un momento di difficoltà, che risposta si aspetta dall’ambiente?
Da me personalmente, mi aspetto di dare solo una cosa: il massimo. Vorrei che questo spirito di massimo impegno sia “contagioso”, che i ragazzi percepiscano la presenza di una persona disponibile, pronta a trasmettere tutto ciò che ha vissuto e ha dato per questo sport.

Quali sono le aspettative per questa stagione?
Siamo tutti consapevoli che la strada è lunga ed in salita, ma sono altrettanto convinto che esistano enormi margini di miglioramento.

Dopo questo inizio stagione la strada sembra essere molto ripida, quali sono gli aspetti positivi che l’hanno particolarmente colpita nel collettivo?
Nell’ultima partita giocata con il Treviso si sono visti molti errori, ma ho visto anche dei ragazzi che non hanno mai guardato il tabellone e che non si sono mai arresi.

Qual è la nozione più importante che vorrebbe insegnare ai suoi ragazzi?
Questo è uno sport bello a livello individuale, ma se impariamo a giocarlo con schemi, automatismi, movimenti di squadra, allora diventa un gioco meraviglioso. Il più bello.

Cosa si ripromette per il futuro?
Lavorare con impegno e concentrazione. Certo, ci sarà anche un grande dispendio di energie, ma sono convinto che, nel momento in cui si entrerà negli spogliatoi a fine partita o a fine allenamento e si dirà: “ho dato il massimo per la squadra, per la società e per me stesso”, ne sarà valsa la pena.
Quando tutti penseremo ciò allora, vi assicuro, anche le vittorie non mancheranno.