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Il sogno non si esaurisce. D’altronde, il motto di Moreno Paggi, presidente della SS Lazio Basket in carrozzina, è “non mollare mai”. Potrebbe essere altrimenti, per un laziale doc? No, infatti il progetto è ripartito in estate. Tra le diverse avversità che un nuovo inizio può far nascere, tra la ricerca di strutture adeguate per allenarsi e soprattutto nuovi giocatori per formare una squadra. Ma l’anima degli Audaci Boys Biancocelesti è già sorta: sei ragazzini che Moreno sta allenando insegnando loro i rudimenti di questo sport. Anche la ricerca di una palestra è terminata: “Questa mattina l’assessorato alle politiche sociali mi ha consegnato la palestra!”, annuncia Moreno. Contattato dalla nostra redazione, Paggi ci ha raccontato la nascita di questo nuovo progetto che vede coinvolti ragazzi e bambini.

Come nasce la squadra degli Audaci Boys?

“A luglio ho deciso di cercare nella zona est di Roma, contattando le piscine dove vanno i ragazzi disabili. Ho cominciato a trovare diversi bambini. Piano piano siamo arrivati a sei. Non sono tanti, ma il progetto sta crescendo. E’ sano, lo gestiamo semplicemente noi della Lazio Basket in carrozzina. Forse non riusciremo a fare il campionato, ma non è importante. E’ un anno di costruzione: avevo tre, quattro carrozzine vecchie. Le ho risistemate. Qui serve un po’ di tutto, atleti, un piccolo sponsor, volontariato. Ma sta nascendo qualcosa di sano”.

Ce la farete per il campionato?

“Ora mi sto recando nel campetto di Decathlon dove mi aspetta Lorenzo, un ragazzo di sedici anni che sto aiutando a giocare a basket. Gli insegno i fondamentali. Sono fiducioso, vedo l’amore dei genitori e dei ragazzi coinvolti. Sono felice perché sta nascendo qualcosa di sano. Siamo nati a luglio, dobbiamo ancora decidere riguardo al campionato perché ancora non vedo i ragazzi pronti per fare un campionato italiano. Come si fa a mettere un ragazzo alle prime armi davanti a dei giganti? Se riuscissimo a trovare altri due, tre elementi grandini ci potremmo pensare. Ma ho paura di bruciarli. Vorrei aspettare un mese o due, vedere come va e in caso creare la strada all’ultimo”.

Un bel progetto, che vede il coinvolgimento di diversi ragazzi con disabilità…

“Sono felice anche perché non avevo mai lavorato con i bambini, ma sempre con i grandi. Ora sto assaggiando un mondo nuovo, quello che ha a che fare con i ragazzi. Negli anni che lavoravo con la Lottomatica c’erano abbastanza soldi per prendere giocatori, anche stranieri, già pronti, nomi importanti. Giocatori che poi però non lasciavano nulla alla società: con il tempo ho capito che non è importante andare a prendere i giocatori blasonati. Bensì, con l’esperienza che uno ha acquisito, di creare qualcosa sul territorio destinato a rimanere. Questo è importantissimo anche per creare spirito di appartenenza: per esempio, questi bambini non si sono avvicinati da laziali. Alcuni arrivano da romanisti, juventini, milanisti… Ora cominciano a dire “forza Lazio!”. Iniziano a dire: “Papà è del Milan, ma a me piacciono questi colori che vesto””.

In questa fase iniziale, sentite l’appoggio delle istituzioni?

“Proprio oggi mi è stata consegnata la palestra! C’è Francesca Filipponi, l’assessore alle politiche sociali, che ci sta molto vicino. Ha girato molto insieme a noi e proprio oggi ci è stata data la palestra che utilizzeremo per allenarci dalla prossima settimana. Lei è veramente eccezionale. Ma deve combattere anche con tutti i problemi del quartiere. La sua segreteria si è messa a disposizione e mi sta dando una mano, le politiche sociali del municipio ci sono vicine. Noi facciamo parte di questo territorio, della periferia est di Roma. Si estende da Giardinetti fino a Pantan Borghese e Finocchio: sono 256 mila abitanti. E’ una realtà importante di Roma. Poi anche la segreteria della Regione Lazio è sensibile alle problematiche sociali”.

Come è possibile aiutare questo progetto emergente?

“Noi mandiamo due messaggi. Ragazzi, giocate con gli Audaci della Lazio Basket in Carrozzina! Possono avvicinarsi ragazzi con piccole e grandi disabilità. Inoltre il regolamento prevede che due ragazzi normodotati di massimo 16 anni possano mettersi in carrozzina e dare una mano. Il nostro primo appello è questo. Ho carrozzine ed esperienza, possiamo fare grandi cose. Poi servirebbero donatori: vanno benissimo piccole donazioni, non servono cose eclatanti. Servirebbero per comprare palloni e magliette, avere qualche soldo per spostamenti e trasferte. Questo chiediamo: piccole donazioni e volontariato, dove per volontariato si intende anche spingere carrozzine o gonfiare una gomma. Ma soprattutto, la cosa più importante è che i ragazzi vengano a giocare con noi!”.